di Anton Čechov
Boris Borisovic Simeonov-Piscik Giordano Agrusta
Charlotta Ivanovna Maurizio Cardillo
Jasa Alfonso De Vreese
Varja, sua figlia adottiva Ilaria Falini
Peter Sergeevic Trofimov Christian La Rosa
Dunja Angela Malfitano
Ljubov’ Andreevna Francesca Mazza
Lenja Andreevna, sorella di Ljubov’ Orietta Notari
Ermolaj Alekseevic Lopachin Mario Pirrello
Firs Tino Rossi
Semen Panteleevic Epichodov Massimiliano Speziani
Anja, sua figlia Giuliana Vigogna
Regia Leonardo Lidi
Scene e luci Nicolas Bovey
Costumi Aurora Damanti
Suono Franco Visioli
Produzione Teatro Stabile dell’Umbria
in coproduzione con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Spoleto Festival dei Due Mondi
L’ultimo testo di Čechov continua a sballottarci da un personaggio all’altro, spostando la “ragione” su più punti e facendoci letteralmente girare la testa. Termineremo il viaggio confusi, pieni di domande e con pochissime risposte. Questo perché Čechov, prendendosi un po’ in giro, immette generosamente una riflessione nell’altro. Con la cura verso l’altro e la noncuranza del proprio io. Lopachin e Trofimov sono una mano destra e una mano sinistra che si stringono solo nell’incapacità di dichiararsi alla donna amata nel loro infantilismo relazionale. Ed ecco che le donne Ljubov’, Dunja, Varja e Anja, che hanno creduto nell’amore, si ritrovano sistematicamente sconfitte e deluse dai loro uomini, troppo distratti dai pensieri del proprio ombelico. Charlotta, sola da sempre e per sempre, simula un infanticidio per divertimento, sbarazzandosi così di un fantoccio bambino e della retorica del ruolo teatrale donna/mamma. Un luogo, un giardino/teatro, che aveva trovato la sua utilità cento anni fa e che adesso vive solo nel ricordo dei suoi interpreti. “Bisognerebbe buttarlo giù questo teatro” tuonava Čechov. In questo tempo è importante ribadire a gran voce che il nostro inutile giardino, il nostro teatro pubblico, non si può basare solo sui numeri, non si può valutare solo contando quante ciliegie produce di anno in anno. Se l’unico pensiero è avere sempre di più, accumulare in maniera autolesionista e spremere le persone accanto a noi, se crediamo in questa forma di schiavismo del nuovo millennio, se smettiamo di occuparci della qualità delle nostre vite attraverso la qualità della vita degli altri allora mi chiedo che cosa stiamo facendo, ancora, su un palcoscenico. E se lo chiedono anche gli attori, abbandonati nel tempo a dover elemosinare attenzione con lunghi monologhi emotivi ed effimeri, su armadi di cento anni fa. A dover auto affermare il valore del proprio lavoro. Ci siamo dimenticati di loro, abbiamo chiuso la porta a doppia mandata e li abbiamo lasciati agonizzanti dopo aver sfruttato il loro servizio. Ecco l’ultima immagine che Čechov ci lascia nel finale di Giardino, nel finale di una vita spesa per il teatro. Una persona che ha servito altre persone per tutta la vita, senza se e senza ma, dimenticato. Dice a se stesso, o al teatro che sta occupando “… Non hai più forze, non ti è rimasto proprio niente, niente… Eh, buono a nulla …”. Poi una corda tragica di violino a riempire la scena.
I singoli biglietti degli spettacoli saranno in vendita a partire da sabato 7 settembre ore 10.00, presso il botteghino del Teatro e online su questo sito.
Al momento sono in vendita gli abbonamenti… NON PERDERTELI!
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RECITE
mercoledì, 18 dicembre 2024 – ore 20.30 Prosa turno A
giovedì, 19 dicembre 2024 – ore 20.30 Prosa turno B
PREZZI
Platea – Palchi 28€ più prev.
IV Galleria parapetto 21€ più prev.
IV Galleria rango 15€ più prev.
V Galleria parapetto 18€ più prev.
V Galleria rango 13€ più prev.
Under18 / tariffa Inteatro 10€